Navi antinquinamento pattuglieranno le acque in cerca di rifiuti

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Finalmente le navi antinquinamento ferme nei nostri porti e adibite all’intervento nei casi di disastro ambientale pattuglieranno le coste e le foci dei fiumi di tutta Italia per il recupero della plastica e di altri rifiuti galleggianti. Un risultato possibile grazie all’accordo raggiunto fra Castalia, straordinaria rete di pronto intervento tutta italiana, con il Ministero dell’Ambiente e Corepla.

Una richiesta che Marevivo avanza da anni: “Per noi questo progetto rappresenta una grande vittoria, è dal 1987 infatti che sollecitiamo le istituzioni con tutti i mezzi possibili a intraprendere questa azione fondamentale per il mare” ricorda Rosalba Giugni, Fondatrice e Presidente di Marevivo.

La flotta delle navi antinquinamento messa a disposizione da Castalia, inizialmente composta da 36 unità, è stata ridotta a 32 imbarcazioni antinquinamento, 19 delle quali pattuglieranno costantemente le coste e raccoglieranno i rifiuti marini galleggianti, sia nelle aree marine protette che nelle aree antistanti le foci dei fiumi. Quattro di queste unità inoltre si occuperanno della sorveglianza delle aree di mare territoriale dove si trovano le piattaforme off-shore per l’estrazione di petrolio. A quel punto Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, si occuperà di analizzare i rifiuti rinvenuti e valutarne l’effettiva riciclabilità. Il risparmio ottenuto dalla riduzione della flotta permetterà di coprire il carburante necessario al pattugliamento, evitando così uno spreco di denaro pubblico.

“Adesso è però importante intervenire alla sorgente del problema e impedire ai rifiuti di arrivare al mare, approvando leggi e direttive europee come la Salva Mare e la SUP – Single Use Plastics e a supporto dell’economica circolare, sensibilizzando le persone sull’importanza di smaltire i rifiuti in modo corretto e implementando appositi sistemi di raccolta della plastica alla foce dei fiumi” conclude Giugni. “La plastica in superficie rappresenta infatti solo il 15% di quella presente in mare, questo significa che la maggior parte è dispersa nei fondali ed è più difficile, se non impossibile, recuperarla. Abbiamo fatto un grande passo verso un mare libero dai rifiuti, ma la strada è ancora lunga.”

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